Intervista rilasciata ad Alessio Gabbi di "Vita in camper", n° 2 - maggio 2006
Cos’è Fattore Amico e come funziona?
Fattore Amico è un’associazione di camperisti, che è nata all’unico scopo di portare anche in Italia la formula di turismo rurale ideata nel 1992 in Francia da France Passion: non facciamo attività di club, ma intendiamo concentrare le nostre energie per sviluppare il servizio di accoglienza ai camperisti associati. Siamo convinti che sia una proposta di grande interesse, che promuove un’idea ispirata ai principi dell’ecoturismo:
- minimo impatto ambientale (i 1300 posti camper della Guida 2006 di Fattore Amico non hanno richiesto alcun incremento di cementificazione)
- centralità della componente di conoscenza
- contributo allo sviluppo del territorio visitato.
Il funzionamento è molto semplice: chi si associa a Fattore Amico riceve una tessera, un adesivo di riconoscimento per il camper e una guida con l’elenco dei produttori, che hanno sottoscritto la convenzione di ospitalità gratuita per 24 ore all’interno dell’azienda per i camperisti soci di F.A. L’accoglienza è del tutto gratuita: il camperista non ha obbligo di acquisto dei prodotti dell’azienda, non è un cliente ma un ospite. Poiché non paga nulla non può richiedere alcun servizio, perciò deve presentarsi con i serbatoi in ordine per trascorrere serenamente la notte in assoluta autonomia. Ha così la possibilità di godere della tranquillità della campagna, della sicurezza di sostare all’interno di una proprietà e della cordiale ospitalità dell’Amico Fattore. La nostra guida, per ogni azienda convenzionata, contiene tutte le informazioni utili al camperista: identità, contatti, ubicazione, percorso per raggiungerla, coordinate geografiche per il navigatore satellitare, numero posti camper a disposizione, area di carico e scarico acque più vicina, tipo di prodotti, particolarità dell’azienda.
Quando e come è nata l’idea?L’idea è maturata nel tempo: dopo avere percorso le strade di Francia per anni con la formula di France Passion e averne direttamente sperimentato tutti i vantaggi e il valore umano, abbiamo cercato in Italia qualche realtà che offrisse qualcosa di simile. Non l’abbiamo trovata e perciò abbiamo pensato di tentare di proporla noi. Così nel novembre 2003 abbiamo fondato l’associazione e a marzo del 2004 abbiamo presentato a Novegro la proposta.
Chi e quanti sono gli agricoltori che hanno aderito?
La prima “guida” del 2004 era sostanzialmente un taccuino di viaggio con 58 aziende raccolte essenzialmente lungo l’asse appenninico e aveva un carattere molto sperimentale. Vista la buona accoglienza iniziale, abbiamo preso coraggio e la guida 2005 raccoglieva 122 aziende; la guida 2006 ne presenta 191, distribuite in tutte le regioni del paese.
Vi siete rivolti a operatori già preparati culturalmente all’accoglienza?
No, perché abbiamo evitato di rivolgerci ad aziende già segnalate da altre guide per camperisti disponibili sul mercato, sia per ragioni di correttezza (non riteniamo giusto sfruttare in modo parassitario il lavoro altrui) sia perché le aziende che già accolgono i camper svolgono attività di agriturismo, mentre noi cerchiamo di favorire l’incontro diretto con la campagna e gli agricoltori.
Ci sono agricoltori che per la prima volta si sono aperti all’accoglienza turistica?La stragrande maggioranza: anche il rapporto con loro, lo scambio di idee che dobbiamo effettuare, l’ascolto delle loro esigenze e delle loro proposte è un’esperienza molto stimolante.
Capita che soggetti estranei al mondo del turismo itinerante soffrano di una certa diffidenza nei confronti dei camperisti. Quali i dubbi più frequenti sollevati dai “fattori” nell’accogliere i camper sulle aie?Alcune aziende ci hanno dichiarato esplicitamente di non essere interessate a questo rapporto con i camperisti, ma nella maggioranza dei casi l’idea ha riscontrato un certo interesse negli agricoltori. Siamo noi piuttosto a selezionare le aziende in base ad indicatori tecnici innanzitutto (l’azienda deve avere determinate caratteristiche morfologiche per potere ospitare i camper); poi in base alla nostra percezione che il Fattore sia disponibile non solo ad una operazione conveniente, ma anche ad un rapporto costruttivo e accogliente nei confronti dell’ospite.
Quali gli argomenti che ritenete più convincenti per far partecipare questi operatori al circuito?
Noi ci rivolgiamo a piccole aziende, per lo più a conduzione familiare, che operano essenzialmente con il metodo del “passa parola”. La loro visibilità è perciò concentrata nel territorio. Noi offriamo una visibilità presso un pubblico distribuito in tutto il paese, abituato a muoversi molto, un pubblico che essi non sarebbero mai in grado di raggiungere. Inoltre per i Fattori l’inserimento nella nostra guida è del tutto gratuito.
Come ci si iscrive a Fattore Amico e quanto costa?L’iscrizione richiede la compilazione di una scheda che è scaricabile dal nostro sito internet www.fattoreamico.it e costa €32,00 all’anno (da febbraio a febbraio), salvo qualche convenzione con quota ridotta a €26,00. Stiamo predisponendo gli strumenti per l’iscrizione e il pagamento direttamente via Internet. Per ora il versamento si effettua su conto corrente postale o con bonifico bancario. Poi per la sosta in azienda non si paga più nulla.
Quanti sono, ad oggi, i camperisti che hanno aderito all’iniziativa? In che percentuale hanno rinnovato l’iscrizione?
Ad oggi le adesioni sono 450. È un po’ presto per fare statistiche, siamo nati solo due anni fa, ma i rinnovi si sono finora attestati al 30%.
Che indice di gradimento avete riscontrato? Cosa è piaciuto di più a chi è stato ospitato in azienda e cosa è piaciuto di meno?
Sicuramente il fattore umano è quello che caratterizza la nostra proposta: i nostri associati apprezzano molto la cordialità e l’ospitalità dei Fattori, oltre alla qualità dei prodotti. Inoltre amano molto la tranquillità e la sicurezza, che sono un elemento decisivo del “fare vacanza”. Non abbiamo rilevato riscontri negativi in chi ha sperimentato l’accoglienza dei Fattori, piuttosto alcuni camperisti richiederebbero i servizi in azienda; ma questo esula dalla nostra proposta.
Si può identificare una fisionomia dell’equipaggio tipo che si iscrive? (famiglie, camperisti con esperienza o meno etc.) Si tratta prevalentemente di famiglie, che, come dicevo, cercano sicurezza, rapporto con la natura e ospitalità. Sono camperisti di lungo corso e novelli, senza distinzione.
Ci sono equipaggi stranieri che aderiscono?
Il 25% circa dei nostri soci sono stranieri, provenienti da Francia, Belgio, Olanda, Svizzera, Germania, Inghilterra. Si tratta per lo più di camperisti che conoscono bene la formula di France Passion e sono molto felici che anche in Italia ci sia ora questa opportunità.
Parliamo d’altro:
a parte il turismo rurale, quali sono, secondo lei, le mete e il tipo di turismo itinerante che il camperista italiano non pratica a sufficienza?
L’Italia è ricchissima di un patrimonio storico e culturale, spesso considerato minore solo perché dislocato al di fuori delle mete consuete, che meriterebbe di essere più conosciuto. Faccio un esempio: l’11 e 12 marzo scorso, presso una Fattoria del circuito a Rivergaro (PC) abbiamo organizzato una piccola festa, a cui hanno partecipato una ventina di soci. In quell’occasione abbiamo visitato nei pressi di Bobbio il Museo Etnografico della Val Trebbia, un gioiello storico che raccoglie testimonianze perfettamente conservate della storia e della vita contadina della valle. In generale si osserva che molti camperisti partono “per arrivare” alla meta prevista, non tanto “per viaggiare” alla scoperta di ciò che non conoscono: in questo senso c’è molto da fare.
Che idea si è fatto della politica di accoglienza nei campeggi italiani verso chi ha l’autocaravan?
Ci sono a volte dei problemi, ma preferisco parlare di aspetti positivi.
Come si stanno muovendo, in generale, gli amministratori locali, nei confronti del turismo itinerante?
Anche qui si incontrano realtà molto diverse: ci sono zone in cui il camper incontra notevoli difficoltà, altre che sono molto ospitali, come le Marche per fare un esempio positivo. Ma sono convinto che il camper deve trovare modi e forme per cercare l’interazione e l’integrazione con il territorio. Non è bene che i camperisti pretendano solo e non siano adeguatamente disposti a dare, come non è utile e lungimirante che amministratori locali sottovalutino l’importanza economica di un movimento di quasi 200.000 turisti che si muovono lungo tutto l’anno. In Italia c’è molto da fare in questa direzione e ancora una volta la Francia ci può insegnare molto. Faccio solo due esempi: in Francia esistono campeggi municipali piccoli, semplici ed economici in moltissimi comuni (se ne trova uno ogni 10-20 km!) e aperti tutto l’anno. Sono molto diffuse le piazzole di carico e scarico delle acque, non necessariamente connesse ad aree di sosta, anche perché i divieti sono rari e concentrati solo in zone ad altissima concentrazione turistica. In Italia?
Che consigli darebbe a un sindaco?
Non sono un sindaco e non mi permetto di dare consigli. Riporto solo quello che ho visto la scorsa estate in un paesino di poche case nella Francia del sud ovest, vicino a Millau, dove il comune ha predisposto lungo la statale un’area di sosta gratuita a una cinquantina di metri dalla strada, nel verde ben tenuto, ordinata, con servizi igienici in perfette condizioni. Mi sono fermato per la notte e ho letto una targa che diceva in sintesi: “il Comune a beneficio dei camperisti ha predisposto quest’area e ne cura la pulizia due volte al giorno e chiede ai viaggiatori di servirsene con cura. I piccoli negozi del paese saranno felici di potere offrire i loro servizi ai visitatori”. La mattina seguente tutti i camperisti presenti sono andati in paese per i loro piccoli acquisti della giornata.